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La "qualità" secondo Google Panda

11 Dic La "qualità" secondo Google Panda

Sono passati 6 mesi dall’entrata in azione del nuovo algoritmo di Google in Italia. Google Panda. Il leitmotiv che suona ogni volta che si legge qualcosa su di lui è che l’algoritmo è stato implementato per penalizzare le così dette Content Farm, ovvero quei siti che producono grandi quantità di contenuti ricorrendo a pubblicazioni di terze parti (i così detti aggregatori) oppure generando in modo più o meno automatizzato contenuti poveri e di scarsa qualità. “Qualità”, appunto. Sembra essere questa la parola al centro del nuovo algoritmo e sicuramente è questo il problema che arrovella la mente di tutti i Seo italiani ed internazionali: capire esattamente quali sono i parametri che Google utilizza per definire il concetto di “Qualità”.

Sul web – manco a dirlo – sono a disposizione diverse risorse estremamente utili come, l’intervista di Wired ai due ingegneri di Google a Singhal e Cutts (che trovate tradotta integralmente in italiano qui ), piuttosto che le guidelines pubblicate sul blog ufficiale di Google con riferimento proprio a siti ad alta qualità, ed ovviamente molto altro.

La cosa che più di tutte mi ha colpito è capire che dietro ad un algoritmo genericamente considerato come impenetrabile, inconoscibile ed inavvicinabile (l’algoritmo di Google sostituirà nell’esprimersi comune la ricetta della Coca Cola per individuare una formula segreta di assoluto successo) si celi un processo fortemente orientato all’esperienza degli utenti e degli internetnauti.

Un approccio che si avvicina molto a quello che si può incontrare nella sociologia e nelle scienze sociali in genere, almeno per quanto riguarda la raccolta dei dati, effettuata – a detta degli stessi sviluppatori – attraverso questionari ed attraverso la rilevazione del comportamento degli utenti attraverso un plugin installabile su Chrome: gli utenti che hanno installato questo addon sul proprio browser hanno la possibilità di esprimere un giudizio sull’attendibilità e la pertinenza delle pagine che stanno consultando; i dati rilevati sono poi stati incrociati assieme a quelli dei questionari per individuare gli indicatori attraverso cui descrivere cosa intenta Google per qualità.

I criteri utilizzati per incrociare i dati ovviamente non sono pubblici ed è forse questo il limite più grande per coloro che desiderano conoscere i segreti del motore di ricerca più utilizzato al mondo. Sul web però si trovano informazioni interessanti che contribuiscono se non altro ad abbozzare alcuni comportamenti tipici del nuovo sistema di crawling e contribuiscono in qualche modo a ricreare – in modo empirico – quelli che sono alcuni degli aspetti più importanti del processo di elaborazione delle SERP su Google.

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