15 Nov Uvulite Nightmare
Giovedì 15 Novembre 2019, ore 3:50
La stanza di un piccolo appartamento. La scena si svolge qui, fra piccole piante grasse allungate e assi da stiro, che sostengono cassette di panni da sistemare. Sul lato lungo della stanza c’è una panca, la scena è quello che vede la persona seduta lì sopra. Jakie, così chiameremo questo personaggio, è a casa del suo migliore amico e sta giocando ad un gioco che non è rilevante ai fini della storia. Potrebbe essere soldatini, poker, Super Mario. Whatever.
Quello che importa è che ad un certo punto la porta di ingresso della stanza viene aperta di colpo e nella stanza entra una terza figura, un gigante evidentemente disturbato, con una fascia per tenere i capelli stretta in testa, fasciature da pugile alle mani, capello lungo trash metal sul collo. Entra di colpo e sbatte con forza un pugno sull’asse da stiro e poi se ne va.
L’amico di Jakie sa che quello è suo fratello. E sa anche che quando suo fratello entra in camera con quel piglio, significa che deve dedicargli attenzione. “Che palle, mio fratello, aspetta un secondo” dice a Jakie, poi si fascia le mani da pugile e si mete davanti ala porta. Dopo qualche secondo, la porta lentamente si apre e dallo spiraglio si intravede il fratellone nell’atto di sbirciare e come una sorta di cagnolino scodinzolante riconosce dall’altra parte della soglia il fratello pronto a combattere.
Lo scontro è veloce ed evidentamente impari. Con pochi colpi, 4 o 5 non di più, il fratellone attera prima ed infierisce sul volto e sugli organi vitali dell’amico di Jackie. Colpi violenti e senza controllo, che lasciano la vittima stesa in terra in fin di vita. Dopo il combattimento, il fratellone esce di camera, allo stesso modo in cui era entrato pochi minuti prima.
Solo a questo punto Jackie si precipita al capezzale dell’amico. Il suo volto è emaciato e livido, lo sguardo di Jakie si posa sulla bocca che sta evidentemente perdendo schiuma e liquidi che da bianchi diventano gialli, poi rossi. Il collo sembra essere spezzato, per questo è chiaro dopo qualche istante che l’amico di Jakie non ce l’ha fatta, morto fra le braccia del compagno.
Nel momento in cui Jakie si rende conto di quello che è appena successo, il dramma e la paura sopraggiungono nel suo animo. Il suo sguardo corre fuori dalla stanza, attraverso la porta lasciata aperta dal fratellone dell’amico di Jakie. Nella penombra di un tardo pomeriggio autunnale che si fa spazio all’interno del salotto attraverso tapparelle semi serrate, Jackie scorge alcune candele accese lungo il parquet scuro della stanza e una ventina di oggetti appesi al soffitto. Sembrano salumi, carne macellata e stagionata avvolta dentro una rete, condita con spezie, rosmarino e limone.
Strati differenti di diversi tagli di carne, che dopo la macellazione ritrovano il modo di tornare assieme, in una nuova inquietante spoglia. Jakie sa che quei 20 kebab appesi al soffitto non sono fatti di carne animale, ma sono fatti di carne umana. Forse i vicini, forse i compagni di scuola del fratellone dell’amico di Jakie che sembra essere uscito di casa, almeno per il momento.
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