06 Nov #scrivereisogni | Un cane scaccia cani. Zombi
Lunedì 4 Novembre 2013. Ore 07.50
Un pomeriggio soleggiato e mite. Esco di casa, ho dei pantaloni corti, calzini bianchi di spugna, scarpe da ginnastica e una maglietta. I pantaloni sono color verde militare. Ho anche una felpa con il cappuccio grigia. La porto nelle mani e la stendo sul prato che c’è immediatamente sopra al muricciolo dove mi sono appena seduto. Le gambe ciondolano in basso e sbattono come quando da bambini si era in attesa di qualcosa. Ma senza ansia. Poi mi stendo, sistemo la felpa a cui faccio aderire la mia schiena. Le gambe rimangono lì e ondeggiano mentre porto le braccia e le mani dietro la testa, in posizione di totale pace e contemplazione.
Mi godo la luce del sole ma inizio a sentire dei piccoli fruscii fra i fili d’erba che si fanno sempre più assordanti. Ronzii di insetti pesanti, cicale che urlano. Qualcosa sembra strisciare sotto la maglia ed è lì che mi alzo. Mi giro con un po’ di agitazione e vedo che il prato è popolato di insetti. Normali per un prato caraibico probabilmente. Insetti enormi rispetto alle dimensioni della vita da svegli.
Allora scendo dal muretto dove sono seduto e mi allontano, un po’ schifato ed infastidito da tutte quelle creature che nessuno aveva interpellato e a cui nessuno aveva chiesto di interrompere la pace di quel pomeriggio. Mentre mi avvicino verso la porta di casa, un pincher nano color topo corre verso me da un angolo della via ed abbaia in modo ossessivo. Assomiglia al cane della mia vicina, Tommy. L’ignoranza fatta quadrupede. Mentre abbaia sembra volare. Come una mosca che ha deciso di pulirsi le zampe in mezzo ai tuoi capelli ed è in cerca di un punto di atterraggio. I balzi di questo clone di Tommy mi portano ad alzare lo sguardo e dietro di lui scorgo un alano alto quasi due metri che ringhiando si avvicina a me. Digrigna i denti, ma ha metà muso completamente scarnificato. Facile intuire che si tratta di un cane zombi.
Comincio ad aver paura ma devo prima liberarmi di questo nanerottolo peloso che mi strippa addosso da ore. Mentre cerbero è sempre più vicino. Digrigna i denti ancora più forte e sta per aprire le fauci per sferrare l’attacco. Dietro di lui scorgo gruppi di goffi umanoidi che si dirigono verso di me. Sono fuori fuoco, ma so che si tratta di persone non completamente vive che hanno deciso di annoiare proprio me.
A questo punto non ho più scelta e con un balzo afferro Tommy per il collo con una presa sicura ed inizio a sbatterlo contro Cerbero. Lo uso praticamente come un guanto scacciacani. Un Cane Scacciacani. L’idea ha un buon esito e riesco a disperdere la folla. Cammino veloce e faccio il giro dell’isolato in cerca della porta di casa che da sul retro. Era la porta che utilizzavo da bambino per nascondermi quando giocavamo a Guardia e Ladri. Non ci si poteva nascondere in casa per non falsare l’esito del gioco. Noi lo facevamo comunque, ma non sempre si liberavano tutti gli altri.
Mentre cammino velocemente lungo il viale scorgo le sagome di alcuni amici. I grandi amici. Camminano tutti un po’ acciaccati. Credo siano zombi anche loro, ma non vogliono farmi del male. Anzi, con uno sguardo mi fanno capire che vogliono scortarmi sino alla porta: se sembro uno di loro difficilmente gli altri vorranno farmi del male. Nel gruppo però ci sono anche altre persone. Non conosco i loro volti, ma le sento vicine. Sono un po’ più tranquillo, le grida sono ancora alte, ma cammino verso casa.
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