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BOZZA DI UN MOMENTO, AL CENTRO DI UN RACCONTO PULP

03 Mag BOZZA DI UN MOMENTO, AL CENTRO DI UN RACCONTO PULP

Nazismo Sostenibile. Necro Risparmio Energetico. Il nostro personaggio si chiamerà John, in omaggio a John Shaft, il detective più birro della storia della Blacksploitation. Memorabili le sue parole “oggi mi sono sentito come una macchina piccola, e non è giusto sentirsi così”, prima di una scena di sesso che più anni ’70 di così si muore.

John Lewis dicevamo.
Seduto su un’auto di servizio a pochi passi dalla porta della camera mortuaria in cui giace la madre della madre di Shaft si trova un vecchio uomo, vestito in modo goffo e giovanile. Sembra stia parlando da solo e sembra che abbia in qualche modo voglia di contribuire al ricordo della defunta. Mostra un sorriso ebete, ma sincero. Davanti alla porta della stanza, generi, nipoti e parenti più stretti creano piccoli capannelli di parole ed umori: chi rimane fedele al copione che vuole al cospetto della morte sacra devozione, dolore puro e disperazione ad orologeria, chi invece sceglie la strada dell’ironia, spesso fuori luogo, come chiave per sdrammatizzare una situazione e soprattutto uno dei luoghi più vicini alla morte che possa esistere. Nel secondo di questi gruppetti c’è anche Shaft. Con lui il padre, il vecchio Carol Lewis, un uomo nella sua settantina tutt’altro che risentito dal trascorrere del tempo e fortemente attivo, istintivo, reattivo. Con loro lo zio Robert, un vecchio Hippie mai completamente redento nonostante la sua accettazione pressoché incondizionata della società di consumo, delle belle scarpe e delle opinioni brillanti.
– “Ho assistito a 3 lavaggi nella mia vita. Vedere un cadavere che viene preparato per l’investitura e la tumulazione non è una delle cose più belle che ti possa capitare” dice John
– “pazzo tu che sei entrato là dentro” ribatte Robert con un sorriso fraterno
-“Volevo assicurarmi che la bara che abbiamo comprato per Madison fosse sufficientemente larga. Una donna così grande e robusta..in efetti ci siamo stati per un soffio”.

Madison appariva stesa sullo sfondo della conversazione. Le mani conserte sul ventre ormai fermo. I capelli raccolti all’indietro in una spilla erano di un arancio autunno che si sfilacciava in un grigio e via via verso il bianco nelle prossimità della fronte. L’espressione del suo volto non era quella mostrata in vita: la pelle morbida ed abbondante aveva messo i becchini nelle condizioni di dover scegliere come disporre zigomi, bocca ed occhi ed il risultato era un viso che era sì quello di Madison, ma molto più cerimonioso, serio e proprio per questo motivo, goffo.

-“Abbiamo fatto veramente fatica ad infilarla là dentro! E se avessimo dovuto aver bisogno di una bara più grande, poi non saremo riusciti a metterla nel tombino”.
– “Per quanti mi riguarda, quando verrà la mia ora voglio essere cremato, bruciato, e voglio che le mie ceneri vengano sparse da qualche parte in California, possibilmente con una bella canzone degli Eagles ad accompagnare il gesto” così Robert, mentre mima con la mano destra un improbabile spargimento da sinistra verso destra.

– “io vorrei essere sepolto sotto ad un bell’albero, ma so che non è possibile” interviene John, sottovoce. “In altrenativa, cremazione anche per me grazie!”

– “Ecco un altro che vuole farsi bruciare” interviene Carol.Ed è qui che parte l’iperbole del senso.
“Ma pensa se Hitler avesse avuto un po’ più di visione, sarebbe diventato il paladino del risparmio energetico”

“Che cosa?” John e Robert erano incuriositi

“Quanta energia avrebbe prodotto dalla..dalla….come si chiama…..”

“termovalorizzazione!?”

“esatto! quanta energia avrebbe prodotto dalla termovalorizzazione di non so quanti milioni di vittime dell’olocausto, altro che risparmio energetico!”

“davvero, probabilmente, uno dei prossimi businness per ospedali e case di riposo per anziani sarà proprio questo, offrire cure ad un costo lievemente tagliato a patto che il cadavere dell’ospite poi sia venduto come un pallet, un qualcosa da bruciare dal quale trarre energia”

Un po’ di sorrisi. L’irriverenza nei confronti della morte è la cosa che da più fastidio di tutte. Tanto ai demoni, quanto ai santi. E che forse più di tutte ci da quell’illusione di eternità, che si confà a a chi non vuole accorgersi di essere in trincea e di lottare per non morire.

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