07 Dic Impetus A | L’Aperitivo cattivo e le 4 chiacchiere con il dentista
Qui inizia una serie di racconti che si svolgono in un lasso di tempo zero, come a dire che il tempo che scorre dentro la mente di chi si trova al centro di una storia può essere molto diverso da quello che risulta fuori, da quello che la storia stessa vorrebbe. Una sorta di fotografia sul flusso di coscienza, un’istantanea sulle impressioni provocate da un input arrivato dal mondo reale, o per meglio dire dal mondo sensoriale…si insomma, quello dove ci sono anche gli altri. Tanto per usare nomi altisonanti, chiamerei questa serie “Impetus” in onore alla El Paraiso Records, con la quale credo di condividere l’esatto spirito e la stessa identica attitudine alle cose…
Qualcuno mi deve insegnare chi ha per primo posto la distinzione fra pensiero razionale e pensiero emotivo. Fra cuore e cervello. Fra razionale ed emozionale. Uno degli abomini più grandi che l’uomo sia mai stato costretto ad affrontare. Cosa c’è di più razionale della pietà? Del freno che ti impone di non infierire su di una preda facile, del silenzio che ti segue nel momento in cui stai per ferire una persona a cui ti senti legato? Puro esercizio mentale.
E per contro, cosa esiste di più emotivo, affettivo, sentito, che l’affrontare ogni circostanza con i modi ed i tempi che la tua empatia ti suggerisce. Amare non è infondo fare dl bene? Ed in entrambi i casi, sia che venga prediletta la via della razionalità, sia quella dell’empatia e dell’emotività, il desiderio quando non la necessità di mettere il proprio interlocutore nella condizione di stare bene è cosa estremamente ricercata. Possibile, fattibile, ma costruita. Tanto che non trovo grande differenza fra l’agire razionale e quello emotivo. Puttanate quelli che dipingono il cinismo come un’attitudine scevra da capacità di mimesi. Panzane quelli che dipingono la solidarietà come un’azione prettamente altruistica. Razionale ed irrazionale almeno in questo senso sono da sempre una ed una cosa sola. Punto.
Ammetto però che esiste la condizione in cui si possa prescindere dall’una o dall’altra condizione. Direi che si tratta di incoscienza. Dove non esiste meschinità, dove non esistono sotterfugi, secondi fini o azioni intermedie. Esiste solo il presente, l’improvvisazione e l’assoluta irrilevanza di un qualsiasi fine per le azioni che si stanno compiendo. Quel che arriva di buono o di cattivo si valuterà col tempo. Meglio quando si sarà rientrati nella dimora in cui siamo costretti a vivere, la nostra mente.
Fatto questo necessario ed impegnatissimo preambolo, non nascondo alcune importanti cose: sono stufo di prestare la mia sensibilità, il mio sentire emotivo, a chi non guadagna quello che ritengo essere un dono. E se dono non dovesse essere, tanto meglio. Che rimanga solo, diventerà in assoluto il gesto più ambito e prezioso. Dall’altra non nascondo che 2 negroni a stomaco vuoto comincino ad essere un aperitivo impegnativo. Specie se si tratta di un aperitivo ad orologeria: ore 19.00 esci dal lavoro, ore 19.15 sei seduto al tavolo, in mano il giornale, gli occhi sull’articolo di apertura, pagina Attualità, “Ecco come i ricercatori del Cern presenteranno dio a Papa Ratzinger” o qualcosa del genere, ore 19.30 arrivo del primo commensale, in assoluto il più vero, a scemare il resto delle nomine, ore 19.45 primo negroni, ore 20.30 secondo, ore 21.00 partenza, ore 21.30 cena frugale.
Pensavo a questo mentre mi stavo lavando i denti qualche minuto fa. Credo di dover fare almeno quattro chiacchiere con il mio odontotecnico di fiducia.
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