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INTERVISTA A MANUEL ZANI – Longiano Freedom Flotilla, Epilogo

07 Giu INTERVISTA A MANUEL ZANI – Longiano Freedom Flotilla, Epilogo

LONGIANO – Manuel Zani è finalmente a casa. Dopo la gigantesca “avventura” che lo ha visto fra i protagonisti della missione umanitaria Freedom Flotilla e del blitz militare al largo delle coste di Gaza da parte dell’esercito israeliano. E’ rientrato nella notte di ieri, anche per schivare giornalisti e curiosi, dopo gli accertamenti di Roma ed un breve intervento a Bologna, in occasione di una proiezione alla cineteca del video realizzato dall’amico Manolo Luppichini sulla situazione del popolo palestinese nella striscia di Gaza, durante il Festival sociale delle Culture Antifasciste. Abbiamo incontrato Manuel ieri mattina a Longiano, per una veloce intervista:

Come è nata la decisione di unirti alla missione Freedom Flotilla?
Manolo Luppichini – documentarista indipendente romano – mi ha chiamato a ridosso della partenza e mi ha chiesto se mi interessava lavorare assieme a lui. Siccome ci conosciamo da una decina di anni e abbiamo già fatto qualche cosa assieme, ho preso la palla al balzo e sono partito. Prima di tutto per interesse professionale e passione. Poi naturalmente è ovvio che la situazione palestinese mi interessa, ma soprattutto mi interessava vedere con i miei occhi le cose per quelle che sono.

Qual è il tuo ricordo del blitz militare alla vostra nave?

L’esercito ha attaccato le navi della flotta più o meno contemporaneamente. La nave passeggeri turca è l’unica dove sono arrivati anche gli elicotteri. Su quella nave sono state impiegate più forze armate poiché si trattava della nave con l’equipaggio più consistente e probabilmente perché l’equipaggio era per la quasi totalità islamico. Hanno affiancato le navi a bordo di gommoni e hanno preso il ponte. Il momento più critico per me è stato quando i militari israeliani sono venuti a requisire la mia video camera ed i miei strumenti. Lì la tensione era altissima, ho cercato di nascondere tutto per salvare i filmati girati ma è stato inutile.

A proposito del materiale, pensi che riuscirai a rientrare in possesso della tua strumentazione e delle riprese?

So per certo che non rivedrò mai più né l’una né l’altra cosa. C’è da dire però che siamo riusciti a salvare un po’ di materiale relativo ai giorni precedenti al blitz. Lo abbiamo spedito in Italia dalla Grecia, prima della partenza alla volta di Gaza. In quelle riprese c’è tutta la fase preliminare della missione, il carico delle navi, i beni umanitari e l’imbarco dei passeggeri. Ovviamente le cose più interessanti ed utili erano sui nastri che ci sono stati sequestrati. Credo che ci siano tutti gli interessi per far sì che quelle immagini non vengano mai alla luce.

Arrivato l’epilogo di questa vicenda così importante, a che cosa ti dedicherai nei prossimi giorni?

L’idea è sicuramente quella di continuare a lavorare come documentarista. Colgo l’occasione per ringraziare espressamente la Farnesina. I miei genitori mi hanno riferito del loro costante contatto con Roma, che ha sempre offerto informazioni certe e puntuali sulla mia condizione anche quando erano in circolazione notizie contrastanti che avrebbero potuto metterli ancor più in apprensione. Un ringraziamento speciale anche a mio fratello Mattia che si è fatto carico della mediazione con la stampa e che ha fatto da filtro fra la mia famiglia e la curiosità – a tratti invadente – dei media.

Filippo Leonardi

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