03 Gen Che cos’è nei fatti una “Community” ?
Da quando esiste internet e da quando esistono i Social Network parlare di Community è come parlare di qualcosa dato per assodato. Delle persone, degli interessi, dei computer, una community. Esattamente però non mi ero mai posto il problema di provare a definire dei limiti al concetto di community ed ai possibili metodi per una sua costruzione. Ed eccomi qua 🙂
La definizione che troviamo su Wikipedia di Comunità virtuale recita:
“Una comunità virtuale o comunità online è, nell’accezione comune del termine, un insieme di persone interessate ad un determinato argomento, o con un approccio comune alla vita di relazione, che corrispondono tra loro attraverso una rete telematica, oggigiorno in prevalenza Internet, e le reti di telefonia, costituendo una rete sociale con caratteristiche peculiari. Infatti tale aggregazione non è necessariamente vincolata al luogo o paese di provenienza; essendo infatti questa una comunità online, chiunque può partecipare ovunque si trovi con un semplice accesso alle reti, lasciando messaggi su forum (Bullettin Board), partecipando a gruppi Usenet (Newsgroups o gruppi di discussione), o attraverso le chat room (Chiacchierate in linea) e programmi diinstant messaging (messaggistica istantanea) come ICQ, ebuddy, Pidgin, MSN Messenger, Yahoo! Messenger, e altri. Una comunità virtuale può rimanere unicamente tale, oppure estendersi nel mondo fisico, permettendo l’incontro dei suoi appartenenti”
Gli elementi fondamentali sono dunque un gruppo di individui, degli interessi condivisi, un mezzo di comunicazione in grado di far interagire i soggetti in modo più o meno sincrono.
Un po’ più nello specifico, mi sono chiesto quali fossero gli elementi costitutivi di una community, quali cioè fossero le motivazioni che spingono le persone ad unirsi a gruppi costituiti ed a desiderare un interazione con essi. A questo proposito mi sono imbattuto in un interessante punto di vista fornito da Stan Garfield – prima d’oggi non lo conoscevo, idee stimolanti – che ha recentemente pubblicato un documento intitolato “Communities Manifesto“ all’interno del quale vengono proprio messi in evidenza questo tipo di informazioni.
Secondo Garret infatti, le persone sono chiamate ad unirsi ad una community per:
- Condividere nuove idee e suggerimenti pratici;
- Innovare attraverso il Brainstorming;
- Riutilizzare soluzioni già adottate da altri utenti;
- Collaborare attraverso discussioni aperte;
- Imparare cose nuove dagli altri membri della community.
Aggiungerei ai primi posti di questo elenco la voglia di appartenere ad un gruppo collegata ad una pulsione al rafforzamento della propria identità attraverso quella di un’organizzazione già costituita come elementi che spingono gli utenti a cercare e ad unirsi alla community che più li soddisfa.
Quello che trovo molto interessante nel lavoro di Garret è la parte sui principi che una community deve ottemperare per garantire a se stessa successo e longevità.
- Le community dovrebbero essere indipendenti dalla struttura dell’organizzazione. Sono basate su quello di cui gli utenti vogliono parlare e comunicare.
- Le community sono differenti dai Gruppi, la loro ragion d’essere è negli argomenti e nei contenuti, non su delle attività imposte dall’alto;
- Le community sono formate da persone che scelgono di interagire, non semplicemente da blog, siti internet, etc.;
- La leadership e l’appartenenza ad una community non possono essere imposte;
- Una community deve oltrepassare i confini legati allo spazio, al tempo, all’organizzazione ed alle funzioni;
- Le community hanno bisogno di una massa critica di membri, occorre prima investire energie nel costruire una membership;
- Le community dovrebbero affrontare un tema tanto quanto quest’azione è ragionevole;
- Le community hanno bisogno di essere attivamente “allevate”: i community leader sono coloro che sono incaricati di allevare, sostenere e far crescere la propria community;
- Le community possono essere create in base a degli obiettivi: Aspettative, traguardi.
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