06 Mag Viaggio in India
28.04.2014 – Digerito, dopo qualche giorno il ritorno.
La prima cosa che ho pensato di ritorno dall’india è stata: Ma dove sono finito? L’Italia mi sembrava la Svizzera. Tutto pulito, ordinato, organizzato. Poi in effetti l’aeroporto di Bologna non ha offerto alcuno spunto ulteriore per prolungare questo mio vaneggiamento, nessuna trovata Hi-tech ai gate per il ritiro delle valigie, nessuna soluzione domotica nei bagni per il lavaggio delle nudità e l’igienizzazione dei servizi. Ho dormito praticamente tutto il giorno. Ieri sera cercavo una colonna sonora che potesse fare da ponte, ho ascoltato Atom Heart Mother e devo dire che mi ha saputo aiutare.
Poi stamattina anche a Longiano è il 25 aprile, la festa della Liberazione. Ho detto faccio due passi e vado a casa della nonna. Esco e mi sento bene, ma è come se ci fossero delle cose diverse da tenere in considerazione. Cammino lungo il marciapiede e sento un rumore che mi stuzzica l’udito. Regolare, morbido. Sono i miei passi. Riesco a sentire il suono dei miei passi! Mentre me ne rendo conto, ecco il suono degli uccelli in stereo, rondini a destra ed il gallo sulla sinistra, ben distinti, panpottati. Poi qualche macchina, una…due…….ecco la terza….Probabilmente sono solo alcune delle cose che stupirebbero un abitante di Varanasi in viaggio in Italia. Ma andiamo contromano, torniamo verso l’India.
Contromano si diceva? Durante gli spostamenti in auto, avremmo pronunciato almeno una dozzina di volte a testa la frase “in India everything is possible”. Sicuramente la frase è pertinente per quanto concerne il codice della strada. La situazione tipo è la seguente: strada asfaltata mediamente dissestata, un paio di mucche sdraiate al centro della carreggiata, una dozzina di tuc tuc con il clacson aperto in modo ossessivo – sono delle Ape Piaggio per il trasporto persone, ce ne sono miliardi – qualche decina di persone che attraversa la strada come formiche e auto negli spazi che rimangono, che incredibilmente sono troppi. Se sei su una statale, la situazione si fa un po’ più complessa. Il coefficiente di animali, scende leggermente – ma solo leggermente – mentre molto simpaticamente le auto, i camion e le moto, compaiono…..CONTROMANO! “in India everything is possible” dicevamo, ecco appunto. Se sei in Rajasthan, aggiungi allo scenario precedente elefanti, scimmie e cammelli, in ordine casuale.
Ma questi sono solo dettagli, le cose da raccontare agli amici per farsi qualche risata. In dieci giorni non c’è sicuramente il tempo di raccogliere tutto quello che una terra come quella indiana può offrire ad un occidentale, ma le opportunità di posare l’attenzione, la mente ed il cuore su cose, persone sguardi in grado di accendere una scintilla nella tua testa sono tante. La povertà dilaga la maggior parte delle persone vive con un euro al giorno che sono circa 90 rupie. Lo stipendio per un lavoro di medio prestigio, come potrebbe essere quello del driver è di 1000 rupie a settimana, che arrotondate per eccesso sono circa 50 euro al mese. Ed è un buon lavoro, con cui è normale mantenere ad esempio una moglie ed una figlia. La carriera militare è quello che ogni padre di famiglia che abita in uno dei villaggi che circondano la città sogna per il proprio figlio. Un militare guadagna in media tra le 15.000 e le 20.000 rupie, che sono circa 200 euro al mese. Lusso.
Come la povertà dilaga anche l’inquinamento: in città come Nuova Dehli l’aria è irrespirabile, quasi la sporcizia delle strade passa in secondo piano. Dove l’aria invece si fa un po’ più dolce compaiono come funghi montagne di sacchetti di plastica, bottiglie, rifiuti. In dieci giorni non sono riuscito a capire se qualcuno si occupa di loro. Ogni tanto in strada c’erano dei falò, probabilmente il fuoco porta tutto con sè. E quello che non viene bruciato nelle città sante finisce come Varanasi finisce dentro al Gange.
Nonostante questi ed altri problemi – su tutti la corruzione delle istituzioni ed in particolare della polizia, a detta di tutti assolutamente corruttibile, con poche decine di euro – gli indiani sembrano non perdere la forza di sorridere e di guardare al domani con speranza e voglia di vivere. E questa è una delle lezioni più grandi che porto a casa da quella terra, al contempo così meravigliosamente incomprensibile e affascinante.
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