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SUN RA ARKESTRA directed by Marshall Allen live @Paradiso Jazz Bologna | Live report

04 Apr SUN RA ARKESTRA directed by Marshall Allen live @Paradiso Jazz Bologna | Live report

Perchè la figura di Sun Ra è così affascinante? In fondo la musica è solo uno degli aspetti che ti ipnotizza al suo cospetto, un artista che per tutta la sua vita ha sempre giocato con il proprio pubblico definendosi un essere proveniente da un altro pianeta, fino al punto di convincersene, senza però sfociare mai nella follia, rimanendo sempre con i piedi saldi su un’astronave fatta di musica in equilibrio fra standard e sperimentazione. Oltre la musica c’è l’immaginario, spaziale fantascientifico e al contempo mitico e ancestrale, ci sono gli abiti di scena, il messaggio pacifista e anticonformista. Un mix di elementi che trasformano ogni esibizione della sua Arkestra in un evento unico ed irripetibile.

Il concerto di ieri, uno degli appuntamenti più attesi della rassegna “Paradiso Jazz” che si tiene da dieci anni presso la sala teatro dell’Arci Paradiso di via Bellaria a San Lazzaro di Savena a Bologna, è stato di fatto un  evento molto ben riuscito, sotto diversi punti di vista. Primo fra tutti quello relativo alla platea – popolata da circa 1.000 spettatori – composta in modo estremamente eterogeneo da pionieri della musica sperimentale e concreta come Vince Vasi, seduti a fianco ad eroi nazional popolari della musica italiana come Gaetano Curreri degli Stadio, circondati da musicisti jazz ortodossi, fianco a fianco con organizzatori e artisti della scena underground rock emiliano romagnola più dura, stoner e psichedelica e da tanti ascoltatori di musica raffinata. Persone e personalità molto diverse fra loro, che difficilmente potrebbero assistere ad un altro concerto tutte assieme. A meno che sul palco non suoni la Arkestra.

Ciò nonostante, di momenti in cui il pubblico, proprio come un sistema solare formato da pianeti diversi, si è allineato nell’estasi generata sopra e sotto al palco, ce ne sono stati. Pure vibrazioni psichedeliche che hanno fatto la gioia di una platea minimamente accomunata dal denominatore della decostruzione compositiva, dall’amore per le improvvisazioni e dall’ammirazione per chi sa sperimentare.

Un’attitudine quest’ultima tenuta forse un pó troppo a bada e che solo per il grande rispetto nutrito nei confronti di un primo sassofono di nome Marshall Allen – classe 1925, colui che dal 1993 ha preso le redini dell’Arkestra dopo la morte di Sun Ra – non ha fatto sentire un po’ la sua mancanza. In uno show durato oltre 2 ore infatti, al netto di una pausa centrale di 20 minuti circa, lo swing ha avuto la meglio in diversi episodi, suonato in modo solo parzialmente provocatorio e spesso adagiato su soluzioni più “mature” e vicine alla tradizione classica del jazz.

Ma il contesto era di quelli da non lasciare adito a malumori. Una bocciofila piena di pensionati ex lavoratori ed ex comunisti, prezzi popolari al bar per un drink, una sala gremita, musicisti esperti in abiti scintillanti figli dell’ afrofuturismo e della musica black. Un passato eroico e glorioso per tutti i protagonisti di questa storia, celebrato e acclamato, con un pizzico di nostalgia, da tanti applausi fra cui l’ultimo a fine concerto, chiuso con una lunga coda di EWI a rapire Space is the Place.

This world is strange to me,” he sings on the piano ballad “Trying to Put the Blame On Me.” “I feel alone/ so all alone/ like a different kind of being.”

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