
01 Mar Recensione Album | Agent Orange – Love, Deceptions and other Old Stories
Pochissime le informazioni rispetto a questo Agent Orange. Se non che abbiamo a che fare con un Musicista che si è misurato nella produzione di un album dalle evidenti influenze dark wave. Un musicista che proviene da Piombino, il cui nome in codice è Agent Orange.
L’unica cosa concreta che abbiamo fra le mani è questo link di bandcamp dove gira in streaming “Love, Deceptions and other Old Stories” prima fatica completa pubblicata sul finire del 2024.
L’opener Now The Sun is gone Again profuma cerone di Bob Smith e introduce a Even More Alone, dove un pattern di batteria elettronica sostiene un brano credibile, crepuscolare ed impreziosito da sintetizzatori e loop di chitarre elettriche. Closer suona melodica e robotica allo stesso tempo, mentre Venus Monday apre un raggio di sole sull’album, anche se nella sua semplicità riporta alla mente i Got a feeling dei Black Eyed Peas. Love Android riporta l’atmosfera su toni più scuri, mettendo insieme in modo piacevole Kraut beat berlinesi ad atmosfere new romantic, aggiudicandosi il premo di best song of the album. Budapest tonight viaggia su un binario simile, ma in una carrozza decisamente più lenta e popolare. Sul finire The wheel, Blade e keep your distance non raggiungono l’impatto di On this blood again, che esplode in un una nuvola di synth dalle densità differenti, mentre il resto degli strumenti in campo – chitarre e batteria elettronica e basso – accompagnano un intreccio di voci che si stagliano dallo sfondo. Un disco registrato sicuramente in casa, che non decolla mai ma che viaggia a velocità costante nell’universo all’interno del quale è stato concepito: non mi dispiacerebbe sentire qualche elemento più “umano”, non tanto nel timbro degli strumenti in campo, quanto piuttosto negli arrangiamenti che spesso suonano “troppo in griglia” per essere veri. Ma questo è il mondo di Agent Orange, fateci un giro per giudicare voi stessi!
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