29 Ott Recensione Album | Danzdas – How to be Lost (and feel fine)
Mettiamo subito in chiaro una cosa: non ho capito se questo disco mi piace. Però capirlo è stato difficile, perché gli ingredienti giusti ci sono tutti: art rock dadaista fra Skiantos e Residents, intenzioni più puramente punk fra i CCCP e i Dead Kennedys, e sperimentazione di linguaggi sia di genere quanto più specificatamente linguistiche. Il tutto annegato dentro un intruglio di sintetizzatori, voci distorte, vst di batterie e chitarre sbrodolose.
Nati a Parma nel 2023 i Danzdas si presentano come una band post punk che mescola gli i elementi della musica live ad incursioni estetiche provenienti da altri palcoscenici, scultura, cinema, teatro. Musicisti con un background culturale complesso, il cui output ha coraggio e personalità.
La opener DanzDas è un punk rock non troppo incisivo, Tzara e Mit Einige Titel aggiunge alla ricetta un sapore noise sintetico e il gusto già migliora. All with some kind of drugs in their vein è sbilanciatamente sbilenca, Lusitania un tecno rock trance sintetico. Kopfgeburten riparte dal consolidato punk rock, Na Sava Cuprija un tentativo pop serioso, The Bishop torna su lidi anonimamente punk mentre la traccia di chiusura Archimede’s Beverage è un drone punk monolitico in cui grossi massi di chitarre rotolano a valle al ritmo di percussioni digitali e piccoli frammenti di synth.
Un ascolto in definitiva non facile, per orecchie allenate a “soffrire”. Peccato solo per la produzione che a tratti svela la sua natura più domestica. I DanzDas sono una band che produce musica con intenzioni chiare: viscerale, virulenta, a tratti purulenta ma – questo sì, nella maniera più assoluta – viva.
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