28 Mar Poorwhite – Echoes of Spoon River-Part 1-The Hill
C’è un momento nella storia del rock in cui la sperimentazione negli studi di registrazione era la cosa su cui tutte le band desideravano misurarsi e superarsi. Arrangiamenti orchestrali, progressioni di accordi infinite che non arrivano mai dove ti aspetti, parti vocali corali, a cavallo fra folk, beat e psichedelia prog. E scomodiamo pure Pet Sounds dei Beach Boys e perché no, In Search of the Lost Chord dei Moody Blues. Pietre miliari della storia della musica che sicuramente Poorwhite, aka Andrea Zanni, musicista e compositore bolognese, ha nel suo radar e che nel suo Echoes of Spoon River-Part 1-The Hill trovano spazio, con un un’attitudine più cantautorale e posata.
Non trovo informazioni sullo studio di registrazione e sul mastering, ma dall’ascolto questa selezione di brani ha tutta l’aria di non essere stata registrata ad Abbey Road: il suono è pulito, il timbro delle chitarre e delle tastiere efficace, ma è nei reverberi esageratamente digitali, nel suono della batteria e delle percussioni in generale che l’edificio un po’ scricchiola. Poco male, perché di autoproduzione si tratta, con tutti i pregi ed i difetti del caso.
Attraverso la scaletta Echoes of Spoon River-Part 1-The Hill troviamo qua e la momenti che portano alla mente echi pop neo psichedelici a metà fra Jason Simon e Father John Misty, ma con linee melodiche più inglesi, decise, che raccontano di tante ore “passate” in compagnia dei fratelli Gallagher, di Damon Albarn e ovviamente della famiglia Lennon. Il tutto messo in frullatore e servito su un piatto che gira lentamente, molto lentamente, quasi ad ipnotizzare chi sta dall’altra parte.
Un ascolto piacevole, sincero ed onesto che allude ad altri capitoli di un viaggio che vale la pena seguire, magari anche dal vivo (ps. in bocca al lupo per la band!)
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