05 Apr Jim Marshall R.I.P. – 1923-2012
Questa mattina poco dopo le 9.00 è morto Jim Marshall. Un vecchio eroe di 88 anni che si spegne seguendo i ritmi dettati dalla natura, la cui morte però non tarderà ad essere utilizzata come una sorta di linea di demarcazione: da una parte l’era in cui la musica si suonava e si suonava live, dall’altra quella in cui plugin ed emulatori la fanno da padroni, i concerti annoiano e a loro si preferisce qualche app per il proprio smartphone.
Il sito della Marshall è irraggiungibile da questa mattina, non riesce a gestire le chiamate effettuate da tutti gli appassionati che sono alla ricerca di informazioni online su questa brutta notizia. Su di un articolo leggevo che che Jim Marshall, assieme a Leo Fender e Les Paul è probabilmente l’uomo che più di tutti ha influito nell’identificare il suono della moderna chitarra elettrica e del suono della musica rock nel suo complesso. Da Hendrix a Kurt Cobain, da Ritchie Balckmore a Zack Wylde, Marshall è sinonimo di volume. E anche quando un chitarrista si avvicina ad altre tipologie di suono, il motivo è sempre quello: diversificarsi dal “quel” suono, un assoluto marchio di fabbrica, affidabile per quanto ingombrante.
Le prime settimane di aprile sono sempre le più ricche di significato per quelli che come me sono cresciuti a pane e anni ’90. Nel ’94 è l’ora di Cobain, nel ‘2002 Layne Stanley. Sempre in aprile. Già allora si parlava della fine del rock, dissoltosi con la morte delle sue ultime vere icone. Dopo quasi vent’anni muore la persona che ha permesso a quelle icone di divenire tali, mettendo generazioni di musicisti nelle condizioni di potersi esprimere in “quella” maniera, inventando lo strumento, l’organo, attraverso cui centinaia e centinaia di musicisti hanno potuto far sentire la propria voce.
Sono costretto a citare Chris Cornell: “il rock oggi ha perso il suo posto”. Roba per vecchi rimbambiti che si ostinano a comprare LP e CD quando l’apple store è lì a pochi click di distanza. Così da oggi tutti quelli che imbracceranno una chitarra e cercheranno in quella luce rossa la conferma di avere collegato alla corrente i propri sogni, il proprio estro creativo e la propria forza, saranno ancora più soli. Il rock è morto di nuovo.
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