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Susan Sontag – Sulla Fotografia

16 Set Susan Sontag – Sulla Fotografia

Potrei premettere che una donna che ama Wittgenstein è una donna da amare.

Parlare del ruolo delle immagini ai nostri tempi è come parlare di noi stessi, tutti presi a raccontare le nostre piccole metamorfosi attraverso il web, facebook e compagnia bella. Nel 1973 però le cose erano un po’ diverse. La società della comunicazione si stava sviluppando e coloro che hanno cercato di descriverla non sempre sono riusciti a cogliere tutti gli indizi che poi avrebbero portato quel mondo dritto sino ai giorni nostri. Non tutti, ma certamente Susan Sontag. “Sulla Fotografia” è un saggio che parla di rappresentazione, immagine, linguaggio, fotografia, fotogiornalismo. Un viaggio all’interno del quale ci si immerge in una visione del mondo che stupisce per la sua vividezza e precisione, pur essendo già “vecchia” di 40 anni. Una serie di riflessioni che si insinuano all’interno delle pieghe e delle ambiguità della fotografia e del suo ruolo nella nostra società: da un lato la voglia di esprimere la propria visione del mondo con un linguaggio sintetico, immediato e dalla forte carica estetica; dall’altro la frivolezza dell’atto fotografico finalizzato alla consacrazione di una realtà che spesso è distante anni luce dall’essere bella, giusta e salubre.  Sostanzialmente, un atto speculativo, un atto di “non intervento”.
“Marx rimproverava alla filosofia di limitarsi a cercare di capire il mondo, anzichè sforzarsi di cambiarlo. I fotografi suggeriscono quanto sia vano cercare di capire il mondo e propongono invece di collezionarlo”. Susan Sontag però non era una semplice fotografa, da qui il suo splendido tentativo di dare un personale punto di vista sull’affascinante mondo della pellicola e delle immagini.

Dulcis in fundo alcune citazioni pescate dalla Sontag riguardanti il ruolo dell’immagine nel nostro tempo. Quella di Kierkegaard fa venire i brividi, specie se penso a Facebook. E’ datata 1854:

“Con un dagherrotipo (il primo antenato della macchina fotografica) ciascuno può avere di sé un ritratto, cosa che un tempo potevano avere soltanto gli eminenti; ma nello stesso tempo si fa di tutto per farci apparire tutti esattamente identici, e di conseguenza ci basterà avere tutti un unico ritratto”.

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