05 Ott Cicloturismo in Romagna, da Rimini a San Leo sulla ciclabile della Valmarecchia
Una delle estati più torride e bollenti degli ultimi anni è finita. Sulla Riviera Romagnola gli operatori del turismo sono soddisfatti a metà: da un lato ci sono i numeri, che quest’anno hanno fatto dimenticare i brutti momenti del lockdown con un tutto esaurito da record; dall’altro il caro bollette e l’inflazione che, al momento dei conti, incideranno e non poco sui ricavi della stagione.
Una terra, quella di Romagna, da sempre vocata al turismo e all’accoglienza, che nell’immaginario collettivo è sinonimo di vacanza, tempo libero e spensieratezza, ma che tuttavia ancora non convince il grande pubblico quando ci si allontana dalla costa. Poco raccontato dal cinema, storicamente più legato all’agricoltura e ai campanili, l’entroterra romagnolo non regge il confronto con la riviera nella cultura pop del nostro paese.
Ma è qui che sta l’errore, che poi è anche un’opportunità davvero ghiotta, soprattutto per i cicloamatori e i cicloturisti alla ricerca di luoghi incantanti distanti solo qualche pedalata dal mare. Prendendo quindi Rimini come punto di partenza – è la capitale della riviera romagnola, città natale di Federico Fellini, patria delle famiglie sotto l’ombrellone e dei latin lover di professione – esploriamo uno dei principali percorsi di cicloturismo in Romagna che dal Ponte di Tiberio ci porta, attraverso la Ciclabile del Marecchia, verso uno dei castelli più suggestivi, magici e meglio conservati dell’intera area: il Castello di San Leo.
Partenza da Rimini, sulla riva sinistra del Fiume Marecchia
Partendo dal ponte romano realizzato dall’imperatore Tiberio nel 21 d.C. si imbocca il percorso ciclabile sul Fiume Marecchia, che con i suoi oltre 35 km di fondo gravel e sterrato costituisce senza dubbio la ciclabile più bella e suggestiva della Romagna. Entrambe le sponde del fiume sono ciclabili, il che rende il percorso doppiamente interessante, ma per pedalare senza interruzioni immersi nel verde è consigliabile dirigersi verso il Ponte degli Scout e attraversare il letto del Fiume Marecchia, prendendo così la riva nord del fiume per risalirlo lambendo i borghi di Santarcangelo di Romagna, Verucchio, Pietracuta e Ponte Santa Maria Maddalena. Santarcangelo di Romagna merita sicuramente una sosta, ma fermarsi significherebbe sedersi in uno dei tanti piccoli bar che si affastellano all’interno del centro storico, assaporare qualche prelibatezza locale, dove piadina e sangiovese rischierebbero di compromettere il resto del tour. Allora meglio “non curarsi di loro, ma guardare e passare oltre”.
Montebello Trail
Gli amanti del free ride e dei trail più adrenalinici saranno invece obbligati a fare tappa al Castello di Montebello, che sbucherà fra gli alberi dopo circa 25km percorsi. Da lì si diramano 3 differenti discese molto tecniche: la DH Survivor e i 2 trail Poison Ivy e Rocky. 3 percorsi estremamente differenti, il primo davvero tecnico e da affrontare esclusivamente con il giusto equipaggiamento e la giusta esperienza, gli altri due relativamente più semplici, ma pur sempre divertenti e adrenalinici. 3 single track che si ricongiungono sul finale verso la riva del Fiume Marecchia da cui si può decidere di rientrare verso la costa o proseguire in direzione San Leo. Proseguendo lato monte, dopo circa 35 km dalla partenza, ci si lascerò alle spalle la riva del Fiume Marecchia, attirati dal fascino maestoso di quello che è senza dubbio il castello medievale più suggestivo di questa valle, il castello di San Leo.
La scalata verso San Leo
Situato al centro della valle, il Monte Feretro contende lo skyline per maestosità e bellezza a San Marino, grazie alle sue caratteristiche orografiche, ma soprattutto grazie alla Fortezza di San Leo, in cui nel corso dei secoli si sono giocati gli interessi di Bizantini, Goti, Franchi e Longobardi, tanto che nella seconda metà dell’XI secolo la fortezza assunse il ruolo di Capitale d’Italia. Il sasso da scalare per raggiungere la fortezza è quello del Monte Feretro, un nome piuttosto sinistro che trae origine proprio dalla conformazione della roccia, che già per i romani evocava la forma di un feretro funerario. A questo monte deve la sua fortuna Federico da Montefeltro, che nel rinascimento fu signore di queste terre e pose proprio a San Leo la capitale del suo ducato che si estendeva fino a Pesaro e Urbino.
Ma nell’immaginario collettivo, il Castello di San Leo è il luogo in cui venne imprigionato Alessandro Balsamo, il Conte di Cagliostro. Avventuriero, eretico, ciarlatano, massone, Cagliostro divenne noto soprattutto per la sua fama di maestro alchemico e guaritore, tanto da raggiungere le corti più importanti d’Europa, da Londra a San Pietroburgo, dove poté stringere amicizie con personalità di spicco come Schiller e Goethe. Alla corte di Versailles conobbe il potentissimo cardinale di Rohan, che lo coinvolse nel misterioso affaire du collier, un complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla Rivoluzione Francese.
Dopo aver diffuso per diverse Nazioni d’Europa l’empia dottrina della massoneria egiziana, il 27 dicembre 1789 fu arrestato dalla Santa Inquisizione e condannato a morte. Il papa Pio VI gli concesse la grazia e la condanna fu commutata in carcere a vita da scontare nella Fortezza di San Leo, dove nel 1791 fu rinchiuso in una cella di massima sicurezza, senza porte né finestre, dove morì 4 anni dopo in circostanze misteriose, alimentando così la leggenda legata alle sue abilità magiche ed esoteriche.
Da San Leo verso valle
E per arrivare in cima a questa salita in effetti l’assunzione di qualche soluzione alchemica potrebbe rivelarsi utile, perché il dislivello è di circa 400 metri! Prepararsi quindi a respirare profondamente, prendere il proprio ritmo e salire su fino alle porte della fortezza. Per chi ha scelto di pedalare una e-bike… ecco questo è il momento in cui vi sentirete grati per aver preferito una bici elettrica ad una muscolare. Anche lo spettacolo durante la salita però è da togliere il fiato: sulla vostra destra, circa a metà del tratto, inizierete a scorgere una valle di massi enormi, risultato dell’erosione che nel tempo ha sgretolato parte del costone della montagna, risparmiando fortunatamente il masso su cui si erge la fortezza.
Dopo qualche altro colpo di pedale si raggiungono le porte del Castello: starà ai cicloviaggiatori scegliere se visitarne, approfondire la storia legata al soggiorno forzato di Cagliostro, all’alchimia e alle leggende che – come spesso accade quando si parla di castelli – da secoli si tramandano sul territorio. Il buon cibo non sarà un problema perché in Romagna non è difficile trovare ristoro e accoglienza e in questo San Leo non farà eccezione. Raccolte poi le energie per il rientro, il percorso si presenterà più dolce: dopo un breve tratto boschivo all’interno della macchia locale, in cui sarà possibile godersi uno scorcio davvero mozzafiato sull’intera Valmarecchia, raggiungerete nuovamente la provinciale Marecchiese dove, questa volta lungo l’argine destro del Fiume, potrete riprendere una pedalata fluida e rilassata che in una ventina di chilometri vi riporterà di nuovo in Riviera, al punto di partenza.
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