20 Ott Brant Bjork live at Bronson, Ravenna
Ogni tanto succede che Maometto ritorni alla Montagna. E così anche il buon vecchio Brant Bjork è riapparso in visita ai suoi proseliti romagnoli lo scorso Mercoledì sera nell’affollato minareto del Bronson, a Madonna dell’Albero. L’umore dei fedeli negli ultimi tempi non è dei migliori, visto che di grandi luoghi di culto in cui celebrare la dottrina del rock and roll non ce n’è più tanti. Uno dopo l’altro capitolati, per lasciar spazio a centri commerciali, pizzerie e zone residenziali (una di queste sarà la fine della storia del Velvet Rock Club di Rimini). Quando non più semplicemente convertiti ad altri credo, come nel caso del Vidia Club.
Brant Bjork – Europe ’16 Tour
Per fortuna però la Montagna rimane lì, non si muove (salvo per la parentesi estiva sulla spiaggia dell’Hana-Bi) e offre molto di frequente tramonti sonori davvero spettacolari. Sul fare della sera emettono i primi sermoni gli emiliani Monolith e i romagnoli Them Bulls. Questi ultimi impegnati in una vera e propria apologia dei vangeli secondo Josh Homme. Apprezzati, ma non da tutta la sala, perché ormai Josh agli occhi dei più sta al deserto come Giuda sta a x.
Poi arriva Brant, dei 7 profeti di Palm Springs (assieme a lui Chris Goss, Mario Lalli, Dave Catching, John Garcia, Nick Olivieri & Josh Homme) quello meticcio, dal sangue mezzo latino e mezzo yankee. Una perfetta coesistenza di corpo e spirito, pacca e songwriting, che lo ha portato a predicare per oltre 15 anni il verbo prima dietro le pelli di Kyuss, Fu Manchu e Fatso Jetson, poi alla chitarra nelle sue numerose personali manifestazioni.
La cerimonia è dedicata alla promozione del suo ultimo testo sacro, Europe ’16, disco dal vivo (il terzo per Napalm) che fotografa la tournée europea dell’anno precedente. Insieme a lui “the Desert Legend” Sean Wheeler a rimpolpare un’orazione già convincente, giocata sempre sul “togliere” piuttosto che sul “mettere”, in cui le dinamiche raffigurano paesaggi black e riff sabbathiani che camminano su acque latin e psichedelic rock. Nessuno come Brant incarna le proprie origini: sound e stile impossibili da non riconoscere immediatamente (questo non è forse il sogno di ogni musicista!?), musica che mette al centro il groove, lento e ossessivo, avviato lungo un percorso di redenzione alleggerito dalle distorsioni, facile, lento e diabolicamente sexy. Let the truth be known…
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