01 Lug CDS, armi finanziarie di distruzione di massa
Mentre l’attenzione si è finora concentrata sulla crisi relativamente minore dell’insolvenza nei mutui sub-prime statunitensi quale fulcro dell’attuale crisi nei settori di finanza e credito che sta coinvolgendo il mondo bancario anglosassone, ora si comincia a mettere a fuoco un problema molto più consistente. Le obbligazioni garantite da ipoteca sub-prime o ad alto rischio – le CMO come vengono chiamate – sono solo la punta di un iceberg gigantesco fatto di crediti furbeschi che cominciano a guastarsi. La prossima crisi è già cominciata nel mercato dei Credit Default Swap, un mercato da 62 mila miliardi di dollari. Non ne avete mai sentito parlare? Allora, è tempo di darci un’occhiata. La prossima fase della crisi in via di sviluppo nella “rivoluzione della finanza” USA-centrica infatti sta emergendo nel mercato in relazione a quegli arcani strumenti conosciuti come Credit Default Swap o CDS.
Il Credit Default Swap fu inventato alcuni anni fa da una giovane matematica dell’università di Cambridge, Blythe Masters, che lavorava per la J.P. Morgan Chase Bank a New York. L’allora neolaureata convinse il suo capo a sviluppare un nuovo e rivoluzionario prodotto di rischio.
Un Credit Default Swap è un derivato di credito o un accordo tra due controparti: una parte effettua pagamenti periodici all’altra in cambio della promessa di rimborso nel caso in cui una terza parte diventi insolvente. La prima parte ottiene protezione del credito – una sorta di assicurazione – ed è chiamata “acquirente“. La seconda parte fornisce tale protezione ed è chiamata “venditore“. La terza parte, quella che potrebbe fare bancarotta o essere dichiarata insolvente, è conosciuta come “entità di riferimento“.
Ecco un esempio semplificato del funzionamento di questo mercato: un acquirente – che chiameremo “Sottoscrittore” – compra obbligazioni per 10 milioni di euro, con durata di 5 anni, emesse dall’entità di riferimento – che indicheremo col nome “Società Rischiosa“. Per coprirsi dal rischio di insolvenza da parte dell’entità di riferimento, l’acquirente compra anche un CDS dal soggetto venditore – che chiameremo “Banca Derivati” – per un importo nominale di 10 milioni di euro, pagando ad esempio il 2% dei 10 milioni garantiti.
Se la Società Rischiosa non è insolvente, allo scadere dei 5 anni restituisce il valore dell’obbligazione al sottoscrittore, che sopporta un costo per essersi “assicurato” tramite l’acquisto del CDS. Tale costo riduce il rendimento dell’investimento e elimina il rischio di perdite da parte del sottoscrittore.
Se la Società Rischiosa è insolvente 3 anni dopo la sottoscrizione del CDS, il pagamento del premio è interrotto e la Banca Derivati rimborsa al sottoscrittore la perdita di 10 milioni di euro subita. Qualora il merito di credito della Società Rischiosa migliorasse significativamente o fosse acquisita da una Società più solida dopo 3 anni, il sottoscrittore delle obbligazioni potrebbe eliminare o ridurre la sua posizione nel CDS vendendo sul mercato i rimanenti due anni di copertura.
Com’è intuibile, al pari dell’investimento in opzioni su azioni, i CDS possono essere usati come strumenti speculativi, dando la possibilità di realizzare un grosso profitto da variazioni nel merito di credito di una società. Ad esempio, se una società che ha emesso obbligazioni per il valore di un milione di dollari versa in difficoltà, il possessore delle obbligazioni, temendo di perdere il capitale investito può decidere di cederle per -supponiamo- 900.000 dollari. Se l’azienda paga il debito, lo speculatore guadagna 100.000 dollari.
Chi emette un CDS potrebbe ricevere, ad esempio, 100.000 dollari sotto forma di premio senza avere investito alcunché. Inoltre si possono negoziare CDS già conclusi. Al pari delle obbligazioni, il costo di acquisto dello swap varia in conseguenza delle variazioni nella qualità di credito della società percepite dagli operatori. La differenza è che tali variazioni di prezzo sono molto amplificate rispetto a quelle delle obbligazioni. Per questo motivo sono possibili profitti (ma anche perdite) molto superiori dell’investimenti in obbligazioni .
Riassumendo, i Credit default swaps assomigliano ad una polizza assicurativa. Non esistendo però alcun requisito che imponga ai “venditori” il possesso di elementi patrimoniali o il sostenimento di perdite, i CDS possono anche essere usati per fini speculativi. Essi infatti possono essere utilizzati dai grandi proprietari di debiti per effettuare operazioni di copertura, ovvero per assicurare se stessi contro l’insolvenza sul proprio debito. Un po’ come se una società di assicurazione con i conti in rosso aumentasse la propria liquidità provocando incidenti e chiamando a se nuovi sinistrati.
Warren Buffett una volta ha descritto i derivati acquistati in modo speculativo come “armi finanziarie di distruzione di massa“. Nella sua relazione annuale agli azionisti della Berkshire Hathaway ha detto “A meno che i contratti derivati siano garantiti, il loro valore ultimo dipende dall’affidabilità creditizia delle controparti. Nel frattempo, però, prima che un contratto sia liquidato, le controparti registrano profitti e perdite – spesso di notevole entità – nei loro prospetti degli utili correnti senza che neanche un centesimo passi di mano. La gamma dei contratti derivati è limitata solo dall’immaginazione degli uomini (o talvolta, sembra, dall’immaginazione dei pazzi)”. Da qui l’urgenza di una riforma mondiale dei mercati finanziari che non può non partire dagli USA.
Il pericolo di un nuovo tonfo è altissimo e le avvisaglie si fanno già sentire. Prendiamo ad esempio il casi dei CDO. Un CDO [“Collateralized debt obligation” obbligazione collateralizzata di debito, n.d.r.] tipico ha scadenza a cinque anni. Come molti altri prodotti finanziari esotici, estremamente complessi e profittevoli in tempi di credito facile, quando i mercati invertono la rotta, com’è successo a partire dall’agosto 2007, i derivati di credito non si limitano a spalmare il rischio, ma lo amplificano in modo considerevole.
Ora, man mano che la recessione si fa più profonda, se ne sentiranno le conseguenze nel mercato da 62 mila miliardi di dollari dei CDS a causa dell’aumento dell’insolvenza nelle obbligazioni ad alto rischio da parte delle corporation statunitensi. Tale mercato è una catastrofe in gestazione da molto tempo. Si stima che siano a rischio 1200 miliardi di dollari dei 62 mila miliardi nominali in CDO in essere; queste cifre rendono questo mercato molto più ampio di quello dei subprime.
La prossima crisi finanziaria mondiale dunque potrebbe essere innestata da una reazione a catena dovuta all’insolvenza nel mercato dei CDS. Il mercato è assolutamente non regolamentato, e non vi è pubblicazione di dati che provino se un venditore disponga del patrimonio necessario al pagamento nel caso in cui un prestito vada in sofferenza. Questo rischio, detto ‘di controparte’, è una bomba ad orologeria.
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